venerdì 23 gennaio 2015

GS 2011 Ravenna Sangiovese IGT Costa Archi


Sono cresciuto enologicamente parlando con qualche convinzione radical popolare, tra queste che il vino buono si fa dalla collina in su e in zona vocata son esposizione a sud. Poi imbocchi la via Emilia da Castel San Pietro dove abito, direzione mare, pochi chilometri dopo Imola passata una serie pericolosa di autovelox arrivi nel primo ravennate alle porte di Castel Bolognese, sali un altro paio di chilometri dalla via Emilia e trovi Costa Archi. Piccola azienda che in quasi pianura e fuori dalla storicità del sangiovese tipico sforni due autentici fuoriclasse l’Assiolo, sangiovese d’ingresso e la nuovissima riserva GS. Basta parlare con il titolare Gabriele Succi per avere una risposta. Gabriele ti spiega tra un assaggio e l’altro, che è realmente fuori dai cru romagnoli, ma il vino nella sua zona lo si è sempre fatto d'altronde è la sottozona Serra, ma più che venderlo lo si beveva. Questa considerazione mette da sola il buon umore, ma non spiega in assoluto il motivo di tanta bontà se non aggiungiamo l’estrema bravura di Gabriele che coi grappoli ci sa fare davvero.
Per la recensione di quest’oggi tra le perle di Gabriele ho scelto il GS 2011 Ravenna IGT Sangiovese, vino frutto in una singola vigna alla prima uscita in assoluto.
L’etichetta è un esempio di eleganza e finezza, unisce lo stile vintage all’eleganza della pulizia. Caratteri nitidi e ricercati su un pregevole fondo beige anticato.
Alla mescita il colore è un rosso rubino luminoso con nitidi riflessi granati, accostando il naso si è invasi da un profumo tanto evoluto quanto suadente, sentori morbidi di terziario in equilibrio ma in maniera dinamica, cuoio e cacao, poi un paio di roteazioni del calice, non di più, e viene fuori prepotentemente il frutto, ribes, prugna e arancia sanguinella con tanto di foglie frutta al pieno della vigoria soda e croccante e sul finire torna le spezie, tabacco cannella e noce moscata a completare il bouquet dove non manca anche un accenno di calore.
Passando all’assaggio il GS entra in bocca con grande intensità, succoso al limite del carnale, riempie il cavo orale in ampiezza, tannino ancora esuberante e invasivo, ma di grande fattura con una fitta tessitura che non mostra ne spigolature ne sfaccettature, ottima la freschezza che dona sprint alla beva oltre che a garantire grande longevità.
Praticamente infinito nella persistenza dove si gode nel retro gustativo della croccantezza del frutto sempre con l’imperiale agrume e della intrigante sapidità di tratto minerale.
In poche parole un grande, grandissimo vino che regala una goduriosa e appagante bevuta, appena frenata dalla gioventù, ma che bevuto adesso non lascia pensare a quei termini infausti che spesso si leggono che rimandano agli infanticidi. Questo principalmente per due motivi, il primo perché infanticidio è una cosa seria e non riconducibile ad vino, secondo perché già in questa fase questo straordinario GS 2011 regala grandi emozioni, calice dopo calice. L’unico difetto è che in men che non si dica ti trovi la bottiglia vuota.
Consiglio di degustarlo in ampi calici a tulipano, con una discreta apertura superiore, ed ad una temperatura di 18 - 20°. Come abbinamento il GS è perfetto con tutti i piatti ricchi della tradizione romagnola a base di carne, tagliate arrosti e grigliate, ma anche con primi piatti ricchi, tagliatelle al ragù o con cacciagione. Io l’ho abbinato al “castrato” taglio di pecora tipico del mio essere castellano. Abbinamento pressoché perfetto, l’a fibrosità della carne si sposa a meraviglia con quella del vino e la sua “piccantezza” ben si addice alla leggera vena selvatica del castrato romagnolo di terra emiliana.
Per finire, quando bere questo vino? ovviamente essendo un vino importante va abbinato ad una cena importante, sia lavorativa che familiare, senza dimenticare gli amici, altrimenti saranno guai.

Ma se avete una compagna appassionata del buon bere, non mancate di stapparne una bottiglia assieme perché non c’è abbinamento migliore che condividerne un calice o più con la persona amata. 

lunedì 12 gennaio 2015

Oudeis 2011 Ravenna Sangiovese IGT di Vigne San Lorenzo

Che il sangiovese sia un grande vitigno ormai è cosa nota, che il sangiovese anche in  Romagna dia ottimi vini ormai sta diventando cosa nota. Questa mia convinzione negli ultimi mesi ha avuto una conferma ed una spinta, difatti gli ultimi tempi diversi debutti hanno fatto il botto.
Tra questi anche il Oudeis 2011 Ravenna Sangiovese IGT di Vigne San Lorenzo di Brisighella.
Questo sangiovese cresce per mano di Filippo Manetti, grande conoscitore del tuo territorio e grande conoscitore di agronomia, che con assoluta maestria amministra le sue vigne e la sua cantina. Uso il termine amministra, perché il tutto è condotto in perfetto equilibrio, senza l’ausilio dei prodotti di sintesi o di altre alchimie moderne. Anche in cantina l’attenzione è altissima, la cura maniacale. I terreni sono posti nelle vicinanze di Brisighella, in una minuscola borgata all'interno di una vallata che riempie gli occhi ed il cuore. Qua Filippo ha scelto di vivere con il figlio e la compagna anche se la comodità e la scuola inducono a passare l’inverno nella vicina Faenza. Conoscevo già Filippo e i suoi vini, ammetto che prediligevo i suoi bianchi leggermente macerati, di carattere e personalità, tra i rossi mi indirizzavo sul Fieni blend di romagnolosità, così quando l’amico Marco Panichi a tradimento mi sottoponeva un calice di questo Oudeis alla cieca ho avuto un sussulto a seguito della bontà. .
La bottiglia è la classica bordolese scura, l’etichetta in stile retrò riporta tutte le informazioni sul davanti, come a mostrare le mani in segno di trasparenza.
Alla mescita il vino risulta limpido e luminoso nel suo rosso rubino leggermente scarico e quasi granato. Accostando al naso il calice ho subito la sensazione di eleganza, finezza e pulizia. Profumi di estrema pulizia, con un sottobosco invitante, maturo ma non passato, terziario leggero di spezie da chiodo di garofano, cannella, cioccolato fondente e un po’ di tabacco, chiudendo con una vena mentolata quasi balsamica. Passando all'assaggio la prima cosa che mi colpisce, è la sua sottigliezza che lo rende particolarmente fine ed elegante rimando in perfetta coerenza col naso.
Intensa la sorsata che evidenzia una trama tannica abbastanza fitta ma molto vellutata e senza spigolature che permette al vino di girare in bocca che è un piacere, supportato anche da una freschezza intensa che donerà una discreta longevità e rende piacevole la beva. Corpo come dicevo non troppo pronunciato, quasi snello, ma non leggero, alcool nella media con i suoi 13.5°, ma integrati a meraviglia. Estremamente lungo di persistenza dove si viene invasi da un retro gustativo croccante nel frutto e chiaramente speziato, il tutto impreziosito da una striscia sapida minerale. In poche parole un ottimo vino, o meglio, un grande vino che esce dal solito format del sangiovese di Romagna, quindi non più estrazione di frutto, irruenza e rusticità tannica, ma uno stile più elegante, più fine come se il sangiovese avesse messo l’abito da sera per passare dal palcoscenico di una sagra a quello di un teatro.
Consiglio di degustarlo in ampi calici a tulipano ed ad una temperatura ambiente di 18°. Come abbinamento è indicato con piatti importanti a base di carne, primi piatti meglio se al mattarello e con ragù di carne, anche selvaggina. Con le portate successive è indicato con arrosti e soprattutto carni alla griglia. Perfetto anche con formaggi di buona stagionatura, parmigiano 36 mesi, il Du Mut ed un buon ragusano.

Io l’ho abbinato ad un piatto di casarecci trafilati al bronzo con ragù al coltello di capriolo, abbinamento che mi ha entusiasmato per l'effetto appagante dell'insieme, il corpo del ragù non veniva sovra a
vanzato da quello del vino, che con il tannino elegantemente asciugava la bocca impreziosendola di sensazioni speziate e la preparava per il boccone successivo.
Perfetto da degustarsi in un'importante cena, anche a lume di candela, e per conquistare il partner con la potenza elegante e mai invasiva, perchè non c'è abbinamento migliore che condividerne un calice con la persona amata.