Con molta presunzione, ma un minimo di fondatezza posso dire
di essere un conoscitore del mio territorio, della mia regione, della mia
provincia e dei miei colli, se non altro ci studio, ci leggo mi documento. Sono da sempre un sostenitore del nostro terroir
e di conseguenza pignoletto, e spesso mi trovo a discutere di questo vino. La
cosa è molto più semplice se a suo supporto delle tue parole ti capita un pignoletto del genere. Difatti la
bottiglia di quest’oggi è il Bersot 1933 Pignoletto Emilia IGP 2012 di Gradizzolo.
Gradizzolo è a Monteveglio, nella zona di maggior vocazione,
in mezzo a boschi e vigneti, su terreni argillo calancuosi. La vigna che da
origine a questo vino è del 1933 ed è quella piantata dal nonno di Antonio
Ognibene, oggi titolare di Gradizzolo. Due sole tornature allevate a Guyot e
con assoluto rispetto della natura. Banditi composti chimici, solamente rame e
zolfo e i preparati biodinamici, 500 per il terreno, 501 per la vigna e il sovescio, spesso fatto con favino e
pisello. Vendemmia attenta e manuale, pressatura e vinificazione in bianco ed in
acciaio. Un anno dopo passa in bottiglia, chiarificato solamente con travasi,
qualche mese ed esce in commercio.
La bottiglia è la champagnotta con una bellissima etichetta
semplice, chiara ed elegante che denota l’attenzione per un vino sopra la
media.
Appena versato si evince un bellissimo colore giallo
paglierino, quasi dorato, pieno di luce e luminosità. Il naso è suadente,
evoluto, note dolci di frutta matura, frutta esotica, mango, ananas e papaya, qualcosa di nostrano di media grtandezza e soda, tipo la susina gialla e un po’ d’agrume con un fragrante cedro, poi nello scaldarsi i profumi hanno
una sferzata verso un fresco vegetale. Note armoniose di macchia mediterranea
un mix di salvia timo e maggiorana che s'intreccia alla begoniae ginestra. In bocca entra preciso, lineare e dinamico, succoso e preciso.
Il Bersot come dicevamo è un 2012, quindi già con 2 anni di affinamento in
bottiglia, affinamento che lo ha ammorbidito, difatti ora è in equilibrio pressoché
perfetto. L’ancora grande acidità è mitigata da un corpo di livello ed ad un
accenno tannico che asciuga la beva. Bevuta lunga e persistente, sicuramente
interessante e gradevole, giocata su un’eleganza e finezza che pone questo
pignoletto come uno dei riferimenti della tipologia. Durante la lunga
persistenza si apprezza una striscia di sapore sapida di netto ed affascinante
matrice minerale.
Consiglio di degustare il Bersot ad una temperatura di
14-16°, ed in calici di media grandezza a forma di tulipano.
Come abbinamento è perfetto con la tipica cucina emiliana e
bolognese. Tortellini e passatelli chiaramente in brodo, ma anche la
classicissima zuppa imperiale. Buona l’idea anche con primi piatti a base di
verdure come asparagi o di pesce, in ques’ultimo caso mi indirizzerei verso
pesci bianchi e cotture leggere.
Io l’ho abbinato ad un branzino al sale, abbinamento interessante
in quanto il corpo del vino si sposava egregiamente con le carno sode e non
intrinseche di sapore del pesce.
Consiglio di degustarlo nei classici pranzi domenicali in
famiglia, dove chiacchere e allegria non mancano mai, ma dove anche la cucina
un po’ più elaborata e grassa si addice meglio all’importanza di questo vino.
L’abbinamento migliore rimane quello di condividerne un calice o più con la
persona amata, la conquisterete, o terrete legata a voi, con suadente eleganza
e raffinata classe.
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