lunedì 24 novembre 2014

Sophia 2013 Campania Campania IGP Cantina Giardino

Mi piacciono le sfide e mi piacciono le cose difficili. Il vino di cui parlerò oggi appartiene proprio a questa fascia, difatti degusteremo il Sophia 2013 di Cantina Giardino.
Vino difficile, impegnativo ma proprio per questo affasciante, Giardino fa parte di quel mondo di vini “culturali” viticultura al limite dell’eroico con vigneti vecchi protetti solo da rame e zolfo ed anche in cantina assolutamente nessuna chimica. In questo anche la vinificazione è spinta al limite dell’estremo, una sorta di ritorno alle origini, fiano con
6 mesi di macerazione dalle bucce con tanto di graspi in anfore di terracotta, fermentazione eseguita dai soli lieviti indigeni,  altri 6 mesi di affinamento in bottiglia prima di uscire sul mercato.
Nasce così un vino, particolare, insolito, che vive in equilibrio sulla linea del difetto senza però oltrepassarla, capace però di emozionare, di trasmettere carattere e terroir nel suo essere vibrante e pieno.
La zona è Ariano Irpino, sinceramente non la conosco, non l’ho mai visitata, ma dopo aver assaggiato questo vino me l’aspetto zona dura selvaggia, arida e calda d’estate, fredda d’inverno.
Ma andiamo con ordine, la bottiglia è la classica bordolese con una bellissima etichetta con raffigurato un disegno astratto di assoluto valore.
Alla mescita il colore è un giallo dorato carico, pieno e velato a ricordarci sia la macerazione che il fatto di essere un vino in pieno sviluppo. Il naso è subito un po’ celato da un po’ di volatile, che con qualche roteazione del calice ed un po’ di tempo si pulisce regalandoci sensazioni complesse ed evolute, attacco vinoso poi frutta a pasta gialla sia soda che matura, pesca, mango e susina su tutto, poi via al intrigante terziario con accenni salviati, qualche nota di maggiorana e timo, alloro per chiudere con una sterzata mentolata e da agrume.
In bocca risulta molto intenso e molto persistente, sicuramente secco di zuccheri, molto fresco e con una bella dose di tannini vigorosi e un po’ ruvidi. Corpo e struttura interessanti e appropriati alla tipologia, ma la cosa che più colpisce è l’assoluta facilità di beva e l’incapacità di riuscire ad appoggiare il calice, questo fiano invoglia alla beva con schiettezza forte di quest’intrigante mix complessivo.
In poche parole questo Sophia 2013 di Giardino, non sarà un vino perfettino, con tutte le sue cose al suo posto, ma un vino di carattere, vibrante a tratti crudo al limite della durezza, capace di comunicare un territorio come pochi in Italia. Se lo paragoniamo ad una donna, non sarà una velina od una modella, ma una di quelle donne mediterranee piene di curve e di fascino che non smetteresti mai di volere al tuo fianco.
Consiglio di degustare il Sophia in ampi calici a tulipano ad una temperatura di circa 14, 15°.
Come abbinamento un vino di tal carattere necessita piatti di altrettanto carattere, per cui trarrete godimento con un bel baccalà sia al forno che mantecato ad accompagnare una polentina, perfetto anche con petto d’anatra al forno, polli ruspanti al forno con patate e peperoni. Per i palati più esigenti lo proverei con l’anguilla arrostita o un bell’umido di rane anche in salsa rossa oppure con le quaglie.
Io l’ho abbinato ad una bella faraona al forno con le patate arrosto, abbinamento riuscito in quanto la freschezza ed il corpo non eccessivo del vino supportavano bene la carne un po’ stopposa del volatile.
Regge bene anche il calice del giorno dopo, forse perfezionandosi ancor di più con l’ossigenazione maggiore dell’apertura anticipate, questa volta abbinato ad una tagliata di petto di pollo.

Il Sophia è perfetto da degustarsi a cena con gli amici appassionati di vino e capaci di ricercare un perché nel calice, mentre l’abbinamento migliore rimane sempre quello di condividerne un calice o due con la o le persone amate.

giovedì 6 novembre 2014

Trebbiano d'Abruzzo 2010 Emidio Pepe

Era un po che non pubblicavo su questo blog, ma come detto nelle "informazioni Personali", voglio parlare solamente di vini buoni che mi siano piaciuti veramente. Purtroppo gli ultimi assaggi non sono stato molto fortunato e molti li ho reputati non meritevoli. Poi un pomeriggio mentre sistemavo cantina, spunta una boccia di Emidio Pepe con il suo Trebbiano d'Abruzzo doc 2010. Portarlo in casa, raffrescarlo pochissimo e metterlo sulla tavola, pardon penisola, è stato un tuttuno.
E finalmente mi sono trovato col mio blocco in mano.
Ma andiamo per ordine. Pepe non ha certo bisogno di presentazioni, una realtà ormai consolidata da anni, una attenzione spasmodica per ogni operazione, che sia di vigna, che di cantina che tantomeno di affinamento.
Uno dei pochissimi produttori che diraspa a  mano e mosta coi piedi, reputandolo lunico metodo che trasmette vitalità al vino, maturazione in cemento, affinamento in bottiglia e, nel caso del rosso, decantazione e rittappatura prima dellimmissione in vendita. Nel nostro Trebbiano dopo laffinamento passa direttamente in vendita.  Zero chimica, zero additivi, zero prodotti di sintesi, sia in vigna che in cantina, una agricoltura biodinamica scelta non per moda ma ormai di lunga data e portata avanti sia da Emidio che dalla figlia Sofia. Viene considerata solamente un poco di solforosa nelle annate bisognose, un uso comunque  che ricorda quello del pepe in cucina, un non nulla per garantire il risultato finale anche a parecchi anni di distanza. Solforosa che però si limita a pochissime decine di milligrammi litro.
Il Trebbiano 2010 ha la bottiglia borgognotta, sormontata dalla loro classica etichetta  in stile vintage con scritte in blu su fondo avorio e verde; simpatica lidea di mettere il numero della bottiglia direttamente sul collarino della bottiglia.
Alla mescita il colore è un limpidissimo e luminoso giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini, e questo a ben 4 anni dalla vendemmia. Al naso si rivela particolarmente intenso e persistente, un bouquet elegante ed invitante di sensazioni che spaziano dalla frutta a pasta gialla in fase di maturazione a note di fori di begonia e ginestra che si chiude con un mentolato e salviato di pregevole fattura.
In bocca invece entra dritto e deciso, dinamico, pulsa e vibra di carattere, di decisone, risultando mai banale sorso dopo sorso, ed è veramente difficile fermarsi appoggiando il calice al tavolo. Questo è la prima cosa che penso e noto, poi più tecnicamente posso dire che è un vino sicuramente secco di zuccheri, abbastanza caldo, ottima freschezza che contrastata da uninaspettata morbidezza complessiva che me lo pone in un equilibrio che non pensavo, nonostante una punta avvertibile di tannino. Intenso e persistente , con un corpo di assoluto livello al limite delle sinuosità che ben si nasconde nella semplice ma i banale bevibilità. Soprattutto elegante e lungo di persistenza dove le sensazioni morbide si intrecciano con la folgorante sapidità che ci ricorda che lAdriatico non è poi lontano.
Consiglio di berlo con in un bel calice a tulipano di media grandezza ed ad una temperatura di 12°-14° in modo da armonizzarlo appieno linteressante gioco tra lacidità e i profumi.
Il Trebbiano di Pepe ben si addice a preparazioni a base di pesce, sia di antipasti che di secondi piatti, ovviamente senza dimenticare le paste. Supporta egregiamente anche preparazioni particolari come anguille e capitoni, rane sia fritte che in umido, ma il meglio lo da con il baccalà.
Io lho abbinato ad una battuta di ricciola damo, abbinamento interessante che giocava sulla struttura della battuta e sulla morbidezza del vino, con la forte acidità che ripuliva a meraviglia luntuosità dellolio extravergine doliva. Regge molto bene il calice del giorno dopo, senza accusare segni di decadimento, anzi quasi elevandosi in complessità, questa volta labbinamento ha riguardato un petto danatra al forno, ed anche questa volta labbinamento è stato interessante per larmonia che si era venuta a creare tra il vino e lanatra.
Consiglio di degustare questo trebbiano con persone appassionate e curiose di vini, ma anche nella cena del sabato sera  con il proprio partner perché non cè niente di più bello che condividere un calice con la persona amata.