mercoledì 27 agosto 2014

Staffolo Does It Better 1° edizione

Il week end del 23 e 24 Agosto si è svolto a Staffolo (An) il primo concorso / convegno di “Staffolo does it better” incentrato sulle versioni di verdicchio prodotte sul territorio comunale di Staffolo.
Agli assaggi, rigorosamente alla cieca per decretare il vino più rappresentativo di un’identità di territorio, hanno partecipato: Roberto Orciani di Non Solo Tappo, Andrea Marchetti di Intravino, Francesco Annibali di Doctor Wine e Raffaello De Crescenzo di Cultura Agroalimentare oltre naturalmente ad il sottoscritto in qualità di Presidente di Aies. Un bel mix di provenienze, con degustatori esperti e conoscitori del territorio e altri provenienti da altre zone con esperienze diverse, come il sottoscritto ed Andrea.
Non mi addentrerò nello specifico degli assaggi, delle varie versioni classiche e superiori e dei relativi punteggi, non avrebbe molto senso, i vini, i profumi, le peculiarità sono abbastanza simili nelle descrizioni globali e non vorrei ridurre il tutto alla mera gara. Non è la mia idea, né quella del Comitato di valorizzazione del Verdicchio che mi ha invitato. Mi soffermerei più volentieri sulle particolarità del verdicchio staffolese.
Chiaramente conoscevo il Verdicchio, ma non nello specifico del territorio ristretto, lo conoscevo per le espressioni che più facilmente varcano i confini provinciali e che più facilmente raggiungono Bologna e i tavoli di appassionati degustatori. Nello specifico avevo idea di Staffolo come espressione più grassa e sapida del mondo dei Verdicchi in quanto la prima collina che si alza dalla costa e quindi più soggetta all’Adriatico alla sua brezza e dai suoi terreni più bassi e dalla mano di vignaioli intraprendenti, estroversi e curiosi come La Staffa e Coroncino. Trovarsi davanti 14 produttori con 14 terroir e 14 stili e che girano attorno alla collina quasi a 360° mi ha un attimo confuso le idee.
Il comune è diviso in 4 microzone, Follonica e Spescia, San Martino e San Francesco, Castellareto e Salmagina e Santa Caterina e anche gli assaggi hanno seguito questo schema. Sinceramente ho trovato difficoltoso trarre un sunto di diversità di queste piccole zone, ho ancora un bagaglio gustativo limitato, era il 1° concorso e il mio primo affondo nel territorio. Ho trovato piacevoli e meritevoli espressioni su tutti questi territori e sia tra i classici che tra i superiori. Questo non perché il terroir non particolarizzi il vino, ma perché va sempre aggiunta quella grande variabile che è il vignaiolo, con la sua conoscenza, la sua idea, la sua storia. Spesso questa variabile è quella che rende carattere, che identifica un vino. Certo questi vini dal forte carattere sono più difficili hanno bisogno di più tempo per esprimersi, non sono vini da concorso, ma sono unici. Questo però è un altro discorso.
Tornando allo specifico della manifestazione, alla fine sono emersi 3 vini di zone differenti a contendersi il podio, il Staffa 2013 de La Staffa, del giovane gagliardo e vulcanico Riccardo Baldi, il Frocco 2012 della Tre Castelli e il Salmagìna 2012 di Sandro Finocchi. Al terzo posto il Verdicchio Classico de La Staffa dall’impatto semplice e godurioso, riflessi verdolini, naso tenue ma fine e morbido, bocca bella coerente ben bilanciata, al secondo posto il verdicchio Classico Superiore Frocco de i Tre Castelli, dal giallo dorato, bel naso di attacco legnoso, molti terziari ma ben dosati, bocca più intensa che persistente, molto fresco e acido, buon corpo col finale ad esaltare la sapidità. Il vincitore, anche se è più coerente dire il più rappresentativo è stato il Salmagìna di Sandro Finocchi, giocato su un naso fresco giovanile e allegro, bocca acida con grande freschezza e sapidità, bel corpo sinuoso scattante da velocista.
Torno a casa con una consapevolezza diversa, come poche volte ho visto nella mia storia degustativa, ho trovato in un territorio di soli 24 Km2, come Staffolo una concentrazione di ben 15 produttori che non si facevano la guerra, anzi si confrontano tra di loro di continuo, ma la cosa più bella è più coinvolgente è stato constatare la loro grande voglia di comunicare col mondo esterno di far gruppo senza liti od invidia, ognuno col suo prodotto e il suo stile. Sedersi a tavola, a giochi finiti, con tutti i produttori che ridono e scherzano tra loro, trovare Riccardo Baldi, 24 enne seduto tra Antonio Colloccini che invece di anni ne ha ben 84 e tra Lucio Canestrari della Fattoria Coroncino è stato di un piacere unico e di un’esperienza difficile da ripetere.
Grazie Staffolo.


Articolo scritto e pubblicato per www.accademiasommeliers.it