martedì 23 dicembre 2014

Migliori assaggi 2014

Ed eccoci a fine anno.
Normalmente la fine dell’anno vuol anche dire tempo di bilanci, il momento in cui ci si guarda indietro, si tira una bella riga e si fa un sunto.
Il mio, essendo un blog vinicolo corrisponde con i miei migliori assaggi del 2014, quelli più meritevoli e che mi porterò dietro.
Sicuramente avevo in testa una classifica diversa, neanche tanto leggermente diversa, ma rileggendo la mia Moleskine a ritroso e guardando le mie valutazioni, qualche sorpresa e qualche sobbalzo c’è stato.
Al 10° posto il Milleunanotte 2006 di Donna Fugata, forse di stile vintage, ma averne di bottiglie di questo genere, appagante nella sua frutta matura e sotto spirito, morbido e vellutato di tannino, corpo e struttura importante bella beva.
Al 9° la Riserva dell’Abate 2007 di Abate Nero, un Trento Doc con 60 mesi sui lieviti. Bel vino centrale e verticale, forte acidità al limite del tagliente. Minerale e sapido con un elegante e ben fatto perlage.
All’8° posto il Macchiona 2005 de La Stoppa, naso e bocca in ottimo equilibrio, eleganti, fragranti e croccanti, quasi succosi. Note di frutta nera e rossa matura, mix di spezie con note vinose e un po’ di residuo zuccherino. Morbido e fresco, tannino vellutato di bella fattura, ottima bevibile.
 7° posto il Turriga 1997 di Argiolas, 17 anni sulle spalle e non sentirli, struttura e corpo di assoluto livello, intrigante trama tannica di vellutata fattura, fresco e sapido di beva appagante.
Al  6° posto la Grande Annèe 2004 di Bollinger con naso da bouquet elegante magistrale morbidezza ed in perfetto equilibrio
Al 5° posto il Pignol 2001 di Bressan, fine ed elegante al naso, sottile ma intenso e persistente in bocca, trama tannica affascinante e vellutata che non intacca la vena acida. Affiancare alla idea dell’uomo Rude la finezza di questo Pignol mi ha aperto ad altre considerazioni ma soprattutto ad una certezza: riberrò questa 2001.
4° posto per la Barbera 2010 de Il Monticino di Zola Predosa, raro esempio di eccellenza dei bistrattati colli bolognesi. Fine, elegante, naso di assoluto richiamo e importante, frutto rosso croccante e netto spezie ad impreziosire, bocca anch’essa elegante e snella ma ben composta, acidità e tannino ben mitigati da un sapiente uso del legno.
Ed eccoci al podio, 2° gradino per il Però Vigne Vecchie di Isola dei Nuraghi S.A. Panevino grandissima bevuta di un vino tutt’altro che facile. Naso importante ed evoluto, sia molto intenso che con un vigoroso tannico, chiude netto ed asciutto mostrando un grande carattere.
2° posto per il nuovo GS 2012 Romagna sangiovese di Costa Archi, azienda quasi della piana Romagnola al confine col bolognese che realizza un vino di rara bellezza, naso evoluto frutta viva e croccante, qualche petalo di rosa e viole, e spezie quasi orientali, tabacco, cioccolato e tostatura da caffè. In bocca invece è centrato nel retro gustativo, pieno e ricco, intenso e persistente, si allarga che è una meraviglia e tutto sommato abbastanza facile da bere.


Lo scettro del miglior assaggio lo riservo alla Grande Cuvée di Krug, ebbene si, un vino d’ingresso aziendale, ma che ingresso, al limite dell’erotico, naso stratosferico ricorda la primavera il primo tepore dopo mesi di freddo, assoluto equilibrio empirico, perlage setoso e vellutato, nessuna sbavatura, neppure cercandola con il lumino, impossibile appoggiare il calice, rasenta i cento centesimi. Assaggiato ben 2 volte, ed entrambe le volte ho avuto le stesse identiche impressioni.
Dimenticavo, quest'anno ho passato di poco i 1300 assaggi...

lunedì 15 dicembre 2014

Rosè Brut 2011 Lambrusco di Sorbara DOC Metodo Classico di Quinto Passo

E’ indubbio, il lambrusco sta vivendo un periodo d’oro.
E’ indubbio, il lambrusco è di moda.
E’ Indubbio, le bollicine stanno vivendo un periodo d’oro e di gran moda.
A questo uniamo una schiera di aziende di Lambrusco che stanno tornando a lavorare bene, aziende sia nuove che di storiche. Tra queste sicuramente c’è Cleto Chiarli, che da ormai più di un secolo e mezzo, 154 anni per la precisione, produce signori lambruschi che in più circostanze hanno lasciato il segno. Praticamente l'azienda è nata un anno prima dell'unità d'Italia.
La nuova vita del lambrusco ha messo le fondamenta su due metodi di lavorazione in particolare, l’ancestrale o rifermentazione in bottiglia e il Metodo Classico, e come territorio ha trovato nel  filone sabbioso di Sorbara l’acidità giusta per supportare quest’ultima metodologia.
Probabilmente Chiarli è l’azienda più storica operante nella provincia di Modena, e nonostante sia ubicata a Castelvetro produce lambrusco anche con la DOC Sorbara. Il vino che degustiamo quest’oggi è il Rosè Brut 2011 Lambrusco di Sorbara Spumante DOC Metodo Classico di Quinto Passo, marchio di Chiarli. Quinto perché cinque è il numero delle generazioni che si sono susseguite, cinque è il numero dei cugini che la governeranno e cinque è il numero degli artefici di questo nuovo passo. Tra l’altro 5 sono anche i passi fatti dall’inizio ad oggi, difatti si è partiti nel 1860 con il metodo ancestrale, fine anni ‘50 arrivano le primi autoclavi del metodo Martinotti, negli anni ’90 l’intuizione del marchio Cleto Chiarli, infine il metodo classico per arrivare a l’ultimo passo, il quinto per l’appunto.
Già il packaging della confezione fa parlare di se, una scatola bellissima con 4 sole bottiglie e per giunta incellofanate singolarmente. La bottiglia è altrettanto bella nel suo vetro completamente trasparente a rendere giustizia al colore del vino, l’etichetta è di assoluta eleganza in stile vintage e dona importanza.
Il Rosè Brut è un Sorbara in purezza  e la bottiglia che assaggio è della vendemmia 2011 con sboccatura di Giugno 2014, quindi con almeno 24 mesi di sosta sui lieviti.
Alla mescita il colore è un rosa antico, buccia di cipolla, luminoso e brillante, il perlage è fine, numeroso e pressoché continuo. Portando al naso il calice si viene invasi da un pout pourri di profumi sia intensi che persistenti e soprattutto eleganti. Su tutto note di crosta di pane integrale, croissant salato, piccoli frutti di bosco , di marasca e tanta fragolina. In bocca entra deciso, autoritario a tratti tagliente con una muscolarità che sottolinea l’assoluto carattere. Mostra un corpo tutto sommato snello ma molto scattante, fresco e molto acido, spostato con eleganza sulle componenti dure che comunque non ostacolano la beva. Lungo, quasi lunghissimo di persistenza dove si apprezza una sapidità minerale intrigante e ben armonizzata. Chiude a scemare sul frutto lasciando una nota assolutamente elegante e leggermente amarognola che richiama il sorso successivo.
Consiglio di degustarlo freddo, 8°/9° ed in calici modello Metodo Classico a tutt’al più a forma di tulipano di medie dimensioni, in modo da armonizzare al meglio i profumi e non ostacolare il lavoro del suadente perlage.
Come abbinamento è perfetto con salumi affettati da aperitivo, provatelo con qualche fetta di culatello e ne trarrete godimento. Bene anche per iniziare il pasto con primi piatti leggeri a base di verdure. Perfetto anche con pesci importanti sia cotti che crudi, gamberi rossi di Marzara, astice ed aragosta, tonno e ricciole. Io l’ho abbinato ad una tartare di tonno ed un hamburger di gamberi con un pizzico di gorgonzola, abbinamento a tratti entusiasmante che valorizzava e supportava a meraviglia la particolarità della carne giocando sull’intreccio gustativo che si creava nell’intreccio dei sapori.
Perfetto anche da degustarsi da solo per regalare e regalarsi un piccolo piacere della vita.

Il Rosè Bruti di Quinto Passo è ideale per una romantica cena a due sia per festeggiare un appuntamento che per iniziare un nuovo percorso assieme, perché non c’è abbinamento  migliore che quello di condividere un calice o più con la persona amata.